Quando l’arena diventa un Santuario. La serie giapponese sul sumo offre tutto quello che il pubblico può desiderare, in anteprima su Netflix.
Entrando nel dohyo
Non ci sono molto serie sulle arti marziali in giro e va bene così se la qualità delle poche in circolazione è questa. Definire Sanctuary un dramma sportivo è riduttivo, perchè di fatto dimostra la sua varianza sia di contenuto che di stile, in modo molto bilanciato. Il materiale cinematografico riguardo al sumo per di più si può contare su una sola mano, ciò rende questa serie tv ancora più speciale e forse la migliore soluzione per chi approccia questo sport per la prima volta.
Un rikishi senza rispetto
Sanctuary mostra le retrospettive dello sport nazionale giapponese attraverso gli occhi di Kiyoshi Oze, un giovane violento che entra nel mondo del sumo per soldi e fama. Oze però dietro il suo atteggiamento nasconde la storia di una famiglia povera e la volontà di aiutari i suoi, risparmiando quanti più soldi possibile.
Se la trama si concentra su Oze e il suo cammino verso il sumo professionistico, i personaggi che lo accompagnano sono altrettanto particolari e a tratti gli rubano la scena. Partendo dall’attrice Shioli Kutsuna nel ruole di Asuka Kunishima, una giornalista che è stata spostata di dipartimento per la sua condotta, e che si appassiona alla storia di Oze. Pierre Taki nel ruolo di Ensho-oyakata, che gestisce ed insegna ai giovani lottatori di sumo nella sua “scuderia” e che recluta Oze dopo averlo visto combattere in un torneo di Judo. In ultimo, sicuramente tutti i compagni di Oze, che uno ad uno si sono dimostrati indispensabili.
Honor
Lo show ha tutto quello che potete immaginare: momenti molto divertenti grazie alle performance del protagonista Wataru Ichinose. Avvolte anche molto tristi e toccanti, non solo per le disavventure di Oze, ma anche per alcune storie secondarie come l’infortunio di Enya e il passato di Shizuuchi, il personaggio interpretato dal reale lottatore di sumo Hishofuji Hiroki. Ci sono scene romantiche grazie alla lounge girl Nanami e avvolte gli allenamenti e combattimenti di sumo sfociano in scene molto violente.
La serie nel complesso è un capolavoro e personalmente mi è piaciuto ogni singolo minuto degli 8 episodi della prima stagione. Il finale della serie è aperto, lasciando la possibilità di continuare la storia in una seconda stagione, anche se dal mio punto di vista la serie è perfetta così.
Quando l’arena diventa un Santuario, la tradizione e la cultura giapponese vengono presentate in modo fiero da questa serie. Cosa state aspettando allora? Godetevi un po’ di sumo!